Quando si parla di democrazia i nostri “dipendenti” fanno sempre riferimento alla “democrazia rappresentativa”, ma ne esite anche un’altra: “la democrazia diretta”.
Questo tipo di democrazia trova la sua massima espressione all’interno dello stato svizzero, ma si è diffusa molto anche in America attraverso le Town meeting del New England e in molti Laender della Germania.
Se fosse per i nostri “dipendenti” i cittadini non andrebbero mai consultati perchè questo per loro è ritenuto come un fallimento, una perdita di tempo e una spesa inutile.
Per questo dovrebbero essere i cittadini a intrapprendere questa strada, specialmente quando i progetti in questione gravano in maniera significativa sul bilancio comunale o sull’ambiente o hanno un grande interesse generale. Naturalmente i cittadini dovrebbero saperlo con anticipo ed essere coinvolti dall’amministrazione nelle decisioni importanti della città fin dall’inizio.
Insomma con la scusa di “siamo stati eletti quindi abbiamo la facoltà di farlo!” vengono imposte le decisioni di pochi per la maggioranza dei cittadini. Non si dice di fare un referendum per ogni piccolezza, sarebbe assurdo, ma il cittadino che ci mette i soldi e che vota, dovrebbe avere sempre la possibilità di indirizzare l’amministrazione specialmente quando viene fatta una scelta sbagliata.
Gli strumenti a disposizione per esercitare questo potere da parte dei cittadini sono i referendum consultivi, propositivi o abrogativi e vengono indicati dallo statuto comunale e normati dal regolamento, ma sono molto limitati e quasi sempre l’amministrazione non ha obbligo di far seguito poi al risultato.
Nello statuto del nostro comune sono presenti due referendum: il consultivo e il propositivo, ma manca ancora un regolamento in merito! Cosi questo strumento della nostra democrazia è praticamente inutilizzabile!
Di fatto in ogni caso per essere funzionali e per aumentare la partecipazione, i referendum dovrebbero avere delle caratteristiche ben precise: per esempio non avere il quorum, obbligare l’amministrazione a seguire l’esito del voto, aggiungere nei certificatori anche i proponenti del referendum, pubblicare tutti i contributi per la campagna referendaria, non essere limitati solo su certi argomenti.
Con la rielezione del sindaco di Verona Flavio Tosi è passato il concetto che i cittadini di Verona volevano l’inceneritore di Ca’ del Bue, in quanto questa opera era inserita nel suo programma elettorale. Ma giustamente il sindaco Avesani di S.Martino Buon Albergo si è chiesto: Ma quanti cittadini sono realmente interessati a questo inceneritore? E’ giusto che la scelta elettorale dei cittadini di Verona ricada anche su tutta la provincia? Si perchè per quanto dichiarato nella relazione introduttiva dell’Istituto Superiore dalla Sanità le emissioni impattano per un raggio di oltre 10 km dall’impianto.
E a Villafranca? Nel frattempo sull’inceneritore nessuna posizione ufficiale! Anche se abbiamo mandato diverse istanze per i temi di Villafranca nessuna risposta! Il sindaco ci ha accusato di abusare degli strumenti messi a disposizione dallo statuto per fini politici.
Ma su diversi progetti come il “Calcio Chievo” sul Parco del Tione, la riqualificazione dei giardini del castello, la costruzione di varie rotonde, l’ospedale, la Grezzanella, la questione Catullo e chi più ne ha più ne metta a suo tempo forse il parere dei villafranchesi poteva avere un senso.
Vi lascio al video preso da un consiglio comunale, guardate voi stessi cosa è successo quando Paolo Martari per la minoranza ha chiesto lumi sul fatto che manca il regolamento per i referendum e qual’e’ stata la reazione e le risposte del sindaco.
Simone Bernabè